Il titolo prende dal verso della canzoncina...."Lavender blue...dilly...dilly.."....l'avete presente? In ogni caso io ho presente una mitica canzone dei Marillion da quel bel disco che è Misplaced Childhood dell'85, pertanto la lavanda è pure rock ed in genere mi va parecchio a genio. Quindi questo film che di lavanda vuol assaporarsi ed assaporarci, veramente mi attraeva e quindi, tracchete, me lo son visto. Finito lo spettacolo, non penso a Cenerentola, non penso al film....ma penso ancora ai Marillion, che col film in effetti non c'entrano un benemerito cacchio. Perché? Ma per salvare la lavanda è chiaro. Già ,insomma, capiamo che l'intrattenimento non è stato il massimo. E vabbè pazienza. Messo tutto sul tavolo, ci sono alcuni (pochi) pregi e diversi difetti che purtroppo non consentono la normale soddisfazione dello spettatore. Il primo? Una prevedibilità pazzesca per tre quarti della sua classica torta. Dico tre quarti perché un piccolo risvoltino degno di un minimo di gloria e soddisfazione alla fine la pellicola ce lo regala, ma non dico altro, per annichilire ogni punibile rischio spoiler. Il cast è buono, abbiamo tre interpreti con una discreta carriera tutta di cinema alle spalle e, comunque, da considerarsi per svariati fattori nel novero degli attori della Hollywood che conta, come Abbie Cornish (da molti considerata per appeal, la nuova Kidman, anche se ha 36 anni), Justin Long (ex ragazzo prodigio della commedia ed ex di molte attrici tra cui Drew Barrymore) e l'evergreen Delmut Mulroney. Già sapete quindi che questi tre devono avere in qualche modo un senso per giustificare la loro presenza in questa produzione.
Se considerate che la Cornish è la protagonista....ebbene ne rimangono 2...e se tra loro uno non spicca...già sapete che lo dovrà fare prima o poi....rendendo il finale molto prevedibile. In poche parole Jane è una giovane mamma, sposata con qualche piccolo problema coniugale ed una figlia ipersensibile. Ha l'hobby della fotografia, focalizzandosi specialmente su case e paesaggi rurali. Un giorno parte con l'avere un serio problema, in quanto inizia a riaffiorare qualche scheggia di una memoria che reputava persa. Mistero spiegato da subito, infatti da piccola rimase l'unica superstite dello sterminio della sua famiglia (mamma, papà e sorella), probabilmente causato proprio da lei stessa in un inspiegabile atto di follia. Cavoli. Lo zio, unico parente (Mulroney) non se la sentì di occuparsene, così venne data in adozione e rimosse i ricordi dell'eccidio. Ma questi non ti lasciano mai....o cara Jane....e così ritornano, come pure la casa del delitto che un giorno, sempre Jane, riscoprirà esser divenuta sua proprietà, come unica eredità della sua famiglia. Meglio tardi che mai. Ritrovando allora la casa ed andandoci a vivere per qualche giorno, pian piano i ricordi torneranno, si sentirà in coscienza una serial killer, forse ancora pazza....ed in più un misterioso personaggio, per mettere il dito nella cosiddetta piaga, le piazzerà segretamente indizi di pessimo gusto ed opportunismo, per portarla a rivivere il dramma, di fatto inducendola ad eccessi e nevrosi che metteranno in pensiero (ed in pericolo) sua figlia ed il marito....mentre strane visioni mistiche, tasselli di passato, una casa moderatamente posseduta ed un Dottore misterioso (Long...che sono 20 anni che pare un quindicenne) tenteranno di far luce sulla faccenda, che forse non è assolutamente come sembra (ma va!). Complicato? Contorto? Affatto, anzi...tanto fumo e poco arrosto. A volte si punta sul l'attrice, poi si cercano i misteri nello sfondo e nel paesaggio, ambiguo e forse ostile, poi si cambia e si ritorna all'attrice ed ai suoi comprimari...ma senza di fatto mai pungere lo spettatore, o consentire ad un aspetto di approfondirsi compiutamente. Più che un vero pericolo o l'idea del male, che vuol dire cattiveria antagonistica....nel film campeggiano questioni semplici e galleggianti...e la domanda più inquietante è un "fateme capì" che, come un alone, circonda la testa di Jane senza neppure troppa oppressione. Ecco questo è il film diretto da Ed Gas Donnelly, con un ritmo altalenante in cui la Cornish sgobba e si impegna ma non spicca, in quanto il pathos in cui vorrebbe mescolarsi si dissolve in una serie di classiche scontatezze, togliendo suspence e mistero ad una pellicola che, nascendo ambigua, invece ci dovrebbe campare a suon di acuti e di scavi interiori, sino alla conclusione.
Purtroppo non lo fa per una precisa scelta di taglio ed alla fine dei giochi è un miscuglio tra thriller ed horror, senza esser nè carne né pesce. I personaggi chiave alla fine hanno un senso, tutto quindi si chiude....ma niente è stato grattato a dovere, se non nella superficie. Un po' pochino. Una nota strana sul doppiaggio italiano: non mi è piaciuto e non è andato di pari passo con la composizione del cast. Le voci mi erano estranee, il volume troppo alto rispetto agli effetti ambientali ed i doppiatori, per quanto innocenti e bravi, mi sembravano più potenti in una serie TV (addirittura ho risentito la voce di Tom Selleck in Magnum Pi)....ma spiazzanti in un contesto cinematografico, con attori peraltro noti al pubblico ed aventi già voci di riferimento. Non capisco perché abbiano optato per questa scelta. E vabbè, comunque se vi va di guardarlo....sappiate che la cosa migliore, comunque alla fine è la Cornish. Ed i Marillion che non c'entrano un cacchio. Punto.
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