Ecco The Ritual, un film horror girato in esterna per quasi tutta la sua durata, ma che si propone di essere introspettivo e psicologicamente claustrofobico. A conti fatti ci sarà riuscito? Il trailer, sparato sul circuito Netflix, mi aveva molto colpito: mostrava l'impronta di un film che con minimi effetti speciali puntava direttamente ai contenuti, misterioso, interessante ed avventuroso con tinte forti di soprannaturale. Ma vi accenno la trama, promettendo pochi spoiler. Ebbene, un gruppo di 5 amici (inglesi), ex compagni d'università, decide di fare una vacanza. Idea apprezzabile per tenere saldi i rapporti e staccare dalla routine di tutti i giorni. Ognuno quindi propone una meta ideale, molto diversa e nelle più disparate località del globo. Uno di essi però, la sera stessa della rimpatriata, muore vittima di una rapina all'interno di un supermarket. Implicito, gli altri 4 in sua memoria decidono di fare comunque il viaggio e lo fanno nella meta da lui proposta: un percorso di trekking estivo sulle montagne al confine tra la Svezia e la Norvegia. È fin qua tutto sembra, malgrado la tristezza, filar liscio. Ovviamente questo status quo non perdurerà. Il meno atletico del gruppo, Dom, a causa di un movimento maldestro finisce per compromettere il suo menisco, cosa che gli impedisce fisicamente di intraprendere il previsto cammino di 14 ore, per rientrare al campo base. Gli altri tre amici Luke, Phil e Hutch non lo abbandonano e, su idea di Hutch, decidono di accorciare il cammino prendendo una scorciatoia per il bosco...facendo in modo che Dom possa sostenerne lo sforzo. È da qui in poi inizieranno i guai, quelli veri....perché non soltanto i quattro saranno prede dei loro demoni interiori, ma verranno letteralmente inghiottiti dal bosco e cacciati da una strana e terribile creatura....
Questo film è....strano: ha tutto per catturare l'attenzione iniziale, è girato bene dall'americano David Bruckner, la trama è abbastanza chiara e procede linearmente senza tempi morti o pesantezza.....poi però, dopo la prima ora, si inizia a perdere in qualche cliché e scontentezza, per compiersi e culminare in un finale non scontato, ma scialbo, sciocco e rappresentante tutto ciò che il film non era partito per essere...ossia un film di genere come tanti. Certo poteva essere peggio, infatti le premesse potevano far intravedere qualche legame od ispirazione con "The Blair Witch Project", fortunatamente non è stato così. Le differenze in ambito sono molto più copiose delle possibili analogie, in questo caso siamo di fronte ad un film con struttura classica, niente confusione o telecamere amatoriali in prima persona, inoltre gli attori (britannici) hanno un discreto peso in scena e carica drammatica, specialmente Rafe Spall (attore con discreto curriculum cinematografico) nel ruolo di Luke e Robert James-Collier (conosciuto in varie serie TV, "Downtown Abbey" su tutto) che invece interpreta Hutch. Non è quindi una boiata......ma non è neppure ed affatto un capolavoro. È stato pubblicizzato come "The best horror of the Year", beh non lo è, sappiatelo a chiare lettere. Con una trama più pregnante e strutturata si sarebbe potuto fare un film decisamente migliore, nei fatti.....non è così psicologico come vorrebbe, e funziona solo per un medio ed ordinario intrattenimento.
Commenti
Posta un commento